L’idea è originale, nata in una jeep mentre attraversavamo la foresta tropicale africana al mese di agosto scorso con alcuni amici di Jiango. Ormai il nome si è consolidato: Jiangoculle, realizzate fin ora tra l’altro grazie ai fondi raccolti da “UNA CULLA PER L’AFRICA” in collaborazione con il Comune di Cologno Monzese, Ass. Orecchio alato e Teatro S. Marco.
Siamo arrivati a 5 realizzate. Tre assegnate e due ancora in attesa. Si vorrebbe che chi ne beneficia sia protagonista di una storia personale particolare. Quella di M.N. di 28 anni circa, di Bouar lo è senz’altro.
Innanzitutto è interessante sottolineare che le culle, realizzate nella falegnameria della missione di Fatima a Bouar, sono affidate all’associazione femminile “wali zingo na lango” (donna risvegliati, rialzati) che raccoglie donne e ragazze in difficoltà, che lavora sul territorio di Bouar.
La presidente Marie Martine Nganare, ha creato un centro di ascolto per ragazze e giovani coppie. Ogni domenica accoglie persone con domande spesso drammatiche sui temi dell’AIDS, vita di coppia, lavoro, istruzione, relazioni familiari. Ormai anche la sua casa è divenuta luogo di incontro e di ascolto per situazioni difficili. Uno di questi giorni è passata al centro di ascolto una donna M.N., ormai al termine della gravidanza, scoraggiata perché è sola ad affrontare la sua situazione. Ha solo una madre anziana che non può occuparsi di lei. Marie Martine dopo averla ascoltata le consiglia di fare il test del HIV. E le da un biglietto di 1.000 franchi cfa, circa 1,5 euro.
I giorni seguenti M.N. si ripresenta a casa sua piangendo disperata: risultato dell’esame, positivo. Da sola aveva maturato la decisione di farla finita, solamente le mancava il coraggio. Le due donne dialogano a lungo, di lei, della possibilità di stare bene se seguita con regolarità, del bambino che sta per nascere. Marie Martine capisce che il problema più difficile che pesa per la ragazza è la solitudine nell’ affrontare una nascita in quelle condizioni, sola, senza mezzi e in quelle condizioni. Non ha nemmeno la porta sulla sua casa ma alla sera mette un pezzo di lamiera sull’uscio. Lei le parla con amicizia, di sostegno nel suo momento delicato, la invita alle riunioni dell’associazione. Pian piano, sentendosi accolta, nasce il sorriso sul viso di M.N. e insieme col sorriso la speranza.
A Marie Martine viene in mente un bel regalo per lei e per il bambino che sta per nascere, il corredo per accoglierlo e una bella culla. Risultato: M.N. si fa seguire la centro di depistaggio St Michel, speriamo che il bimbo possa nascere sano, e avrà in regalo la culla. Una speranza rinata.
Marie Martine ogni volta dopo questi incontri “forti” ha bisogno di riportarli a qualcuno e spesso passa da me per ricaricarsi, così si sente pronta per affrontare altre storie difficili.
Grazie Jiango: una culla per la speranza.