Bouar, 10/10/07
Ciao amici di Jiango Be,
La nostra scommessa continua, e anche noi continuiamo a mettere il cuore in Africa…….e la nostra passione non ci delude.
Anche quest’anno la nostra rete di scambio e d’ azione si è messa in moto: gli amici di Jyango-be, i contadini dei villaggi della regione di Bouar, i bambini che tentano di decifrare una loro possibile storia a partire dai banchi di scuola e nel tentativo di costruirsi una storia in una nuova famiglia adottiva. Ecco le iniziative salienti in azione.
– Le scuole. Siamo arrivati a quota 15. Vi posso elencare i nomi anche se possono suonare solo come nomi strani, ma per chi ha visitato i villaggi di qui ognuna di essa porta un ricordo, una gioia, una speranza una solidarietà, un sorriso o una mano amica, spesso piccola e sporca, che si è stretta alla sua. Le scuole di Kella, Zegontà, Yangba, Ndongue, Losso, Buikotro, Nagbenam, Yaboni, Gbassore, Bangarem. Sakara, Sanda, Mbula, Kississore, Zair, tutte hanno dato inizio alle attività scolastiche ai primi di ottobre. Non sono ancora in possesso dell’effettivo dei ragazzi che le frequentano, ma appena possibile li comunicherò. I maestri sono in numero di trenta.
Data la mole di lavoro, le distanze geografiche interessate al progetto (170 km da Bouar la più lontana), si è preso la decisione di impegnare un maestro interamete all’ attività di coordinazione delle scuole. E’ così che Wannu Abel da direttore della scuola di Zegonta è passato a questa mansione di coordinazione a tempo pieno oltre che seguire e coordinare le attività di costruzione della scuola di Zegonta.
Accanto alle scuole che sono in funzione il nostro progetto è impegnato nella costruzione o ristrutturazione di tre scuole: Zegonta, Sanda, e la ristrutturazione di quella di Kella. A Zegonta era prevista l’inaugurazione per l’inizio dell’anno scolstico appena iniziato. Ha subito un ritardo a causa del crollo del forno dei mattoni e poichè si era in piena attività dei lavori dei campi si è potuto riprendere i lavori solo ora. Sotto la guida di Abel i lavori procedono. Sanda è un villaggio infestato da “zarguina” briganti, ex militari allo sbando che derubano e picchiano i malcapitati a suon di randellate se non sborsano tutto quello che loro si aspettano. Ma questo è un altro capitolo. Kella è una vecchia scuola costruita circa 40 anni fa da un missionario e donata al villaggio a 10 km da Bouar che ora ha bisogno di essere ristrutturata. E’ una struttura formata da due sale. Abbisogna di un’altra aula, di un ufficio del direttore, rifacimento del tetto, pittura interna esterna e tutti i banchi e mobili, comprese le porte. Questo bovrebbe essere il lavoro da portare a termine quest’anno nel senso delle strutture. Il metodo di lavoro è sempre lo stessso: tutto ciò che può essere reperito al villaggio, sassi sabbia, e manodopere è l’apporto del villaggio, quanto è materiale da acquistare lo fornisce il progetto. In termini di percentualità di partecipazione siamo a circa un terzo per la partecipazione locale e due terzi per chi ha messo il cuore in Africa.
Lo scorso anno scolastico tutte le scuole sono riuscite a portare a termine l’anno scolastico, anche se il tasso di abbandono dall’inizio alla fine anno è stato consistente, quasi un quarto. Causa lo stato di insicurezza creatosi conseguentemente al banditismo dilagante. Altre scuole di altri settori della regione non sono riuscite a portare a termine l’anno. Ci consola. Altro problema grave è il grande numero di orfani che non possono pagarsi la cotizazione scolastica, cerchiamo di venire loro incontro con il sistema di Adozioni scolastiche. Prima dell’inizio delle attività scolastiche una sessione di tre giorni ha raggruppato i rappresentanti dei genitori di tutte le scuole e la volontà che è emersa è di continuare in questa scommessa della cuola per i bambini dell’Africa e per il loro domani, con rinnovato sforzo da parte del villaggio e delle famiglie. Le difficoltà non mancano la volontà di progredire nemmeno. Un villaggio per affrontare le spese della scuola ha fatto una serie di arnie tradizionali, raccolto il miele e vendutolo dispone della cifra per pagare tre mesi gli insegnanti.
Viva la scuola.
– Altro progetto che sta facendosi strada è quello di sviluppo agricolo con i contadini degli stessi villaggi della savana in cui si lavora per le scuole. Nella mia testa il progetto è ambizioso, ma si muove a piccoli passi per ora. Tutto è iniziato nelle serate intorno al fuoco nei villaggi, una tazza di caffè spesso comune che gira tra le mani dei partecipanti alla discussione. Tra un sorso e l’altro si parla della situazione del villaggio del lavoro, dei problemi della vita. Si sa l’economia della maggior parte della gente in Africa, quella che lavora la terra è di stretta sussistenza, la maggior parte dell’Africa non ha raggiunto la sufficienza alimentare…quindi si tira cinghia perchè nessuno dà quello che manca. Immaginarsi poi a quali difficoltà si va incontro quando si tratta di sostenere una spesa, non straordinaria ma fuori dall’ambito nutrizionale: scuola, malattia, viaggi…..si deve aspettare un colpo di fortuna.
Ma perchè, ci si domanda nelle discussioni intorno al fuoco nelle notti stellate africane, la terra non riesce a dare di più? Qui si comincia ad entrare nel vivo della vita e del lavoro. Dato per scontato che ognuno affida alla sola zappa e al suo solo macete afferrati da un braccio più o meno robusto, la forza di dissodare il terreno, questo qualcuno è a se stesso la sua sola forza. Si pensa così di aumentare la forza a partire da uno dei pochi punti chiari anche se caduti un po’ in disuso, qui in Africa: la solidarietà. Creare dei gruppi di lavoro. Questi al dire di tutti danno forza e motivazione. Ognuno ha il suo appezzamento personale e tutti si va nel terreno di ognuno a turno a lavorare. Altra difficolta, in contesto di economia di stretta sussistenza è il reperire sementi a sufficienza da seminare per un medio appezzamento, circa un ettaro, in tempo ottimale per la semina tenuto conto del ritmo delle pioggie.
A questo ci può pensare la solidarietà di un progetto amico, come noi. Così a maggio sono stati interpellati, a mo di esperimento, sette gruppi composti ciascuno da una ventina di persone in media e fatto un microcredito in sementi pari ad mezzo mese di lavoro di un operaio di qui, 10.000 fr cfa, pari a 15 euro e 20 centesimi. Visto che la grossa difficoltà che condizione l’ economia, è la reperibilità di sementi ci si è intesi che ognuo avrebbe dovuto riportare alla fine del raccolto una quantità di sementi pari al doppio della quantita avuta in prestito, quantità che naturalmente sarebbe andata a loro profitto perchè stoccata in un magazzino della missione al sicuro per la semina prossima. Naturalmente se un componente del gruppo non avesse potuto assolvere al suo dovere, il resto del gruppo avrebbe provveduto. Era un esperimento che tentavo. Al mio ritorno dall’Italia, al raccolto, in modo quasi inaudito tutti i gruppi hanno assolto al loro dovere, tutti hanno riportato il doppio del donato prima della semina. Insomma un progetto di microcredito che funziona per fasi e cerca di ridare fiducia nel lavoro. Ora un’altra dozzina di gruppi si è già fatta viva per entrare nel giro del microcredito per le sementi. Per i gruppi già sperimentati si sta vedendo come procedere per i nuovi si sta cercando di capire le loro situazioni e come intervenire. E’ un progetto che non si costruisce a tavolino, ma di volta in volta nell’incontro con i contadini, coi loro sogni i loro desideri a volte le loro illusioni. Le esigenze cominciano a farsi sentire: luoghi di stoccaggio delle sementi, stoccaggio dei prodotti per la vendita, trasporto, visto che si lavora , per ora su distanze di oltre 150 km, organizzazione del progetto, formazione dei gruppi… Lo scopo sarebbe di riuscire a lasciare un segno nel modo di lavorare e di produrre che soddisfi i fabbisogni primi di questa fetta di popolazione. C’è posto per oltre 150 gruppi.
– Altro settore priviliegiato per quest’anno è l’intervento in aiuto ai bambini orfani. Niente orfanotrofi, niente spazi protetti o differenti da quelli dei loro coetanei, ma famiglie adottive che si prendano carico e a loro volta aiutate. Nella nostra regione tiene ancora l’istituzione della famiglia africana allargata, ad una inchiesta fatta qui a Bouar non ci sono ancora ragazzi di strada ma tanti orfani oltre 1500 di padre e di madre. Questo progetto lo sto elaborando con la Caritas della parrocchia. Diversi incontri formativi e chiarificativi si sono già fatti. All’ incirca le cose dovrebbero svolgersi nel seguente modo: sostenere le famiglie, quasi sempre parenti, zii o nonni o cugini, che si prendono a carico gli orfani. Sostegno scolastico e una cifra simbolica alla famiglia. I ragazzi vivono nel loro quartiere, hanno la scuola assicurata e anche le compagnie e le partite a pallone così come le litigate tra loro esatamente nello stesso ambiente dei loro coetanei più fortunati e con le loro stesse difficoltà. Niente ambienti protetti. Tutto è iniziato perchè un bambino italiano di cui non so nè nome nè identità, all’occasione della sua prima comunione ha detto ai parenti e amici che lui non voleva regali ma avrebbe inviato in Africa per i bambini il corrispettivo che volevano dargli. Mi sono ritrovato con una busta di 1400 euro destinato ai bambini. In un primo momento ho pensato a due campi da gioco per i bambini al centro parrocchiale, poi ho visto l’esigenza degli orfani. Sessanta euro all’anno li aiuta a scuola e ad alcuni bisogni familiari più urgenti. Qui gli attori coinvolti nella rete di azione ed elaborazione del progetto sono: i ragazzini, le famiglie adottive, la caritas parrocchiale e i direttori delle scuole. Ci si incotra periodicamente per progredire insieme.
Mettere il cuore in Africa porta sempre di più ad entrare nel cuore dell’oggi di questa Africa, a elaborare idee, teorie progetti che aiutino ad affrontare le sfide che si pongono, ma innanzitutto a vedere che prima e oltre le teorie ci sono volti di persone, vite che cercano di sbocciare, sofferenza immeritata inspiegabile, a cui non si può abituare.
Mettere il cuore in Africa, porre lo sguardo nel cuore delle persone. La scommessa continua.
Ciao a tutti, P. Beniamino